In questi giorni, aperto è il dibattito sulla proposta di Salvini volta a regolarizzare la prostituzione con l’apertura dei bordelli che erano stati chiusi con la legge Merlin del 20 febbraio 1958.
Ma è giusto legalizzare la prostituzione con l’apertura delle case chiuse?
E’ giusto seguire l’esempio della Germania o dell’Olanda?
E’ giusto dare ascolto all’opinione pubblica, che non vuole vedere prostitute sulle strade e pensa che chiudendole all’interno di strutture siano al sicuro e abbiano tutti i comfort, o forse sarebbe importante e necessario sentire le dirette interessate?
Pensiamo forse che le nigeriane, le bielorusse, giusto per fare degli esempi, si prostituiscano liberamente?
Ci siamo chiesti chi sarebbero coloro che gestirebbero questi bordelli?!
Legalizzare la prostituzione significa legalizzare lo “stupro a pagamento“.
A parlare è Rachel Moran, ex prostituta, durante un’intervista rilasciata a “Donna Moderna“.
Una volta uscita Rachel ha co-fondato ‘Space’, associazione di sopravvissute alla tratta e ha lanciato la campagna “Turn off the red lights” (letteralmente: spegnete le luci rosse) contro la legalizzazione.
L’associazione promuove il cosiddetto modello nordico della tolleranza zero.
E’ nato in Svezia nel 1999 ed è stato adottato nel 2009 in Norvegia, Finlandia, Islanda, Irlanda e Canada.
Come spiega Moran: “Colpire i clienti e non le donne. Per chi è sorpresa a prostituirsi non ci sono sanzioni, ma solo percorsi di riqualificazione. Mentre per i clienti sono previsti una multa minima da 5000 euro e il carcere fino a 6 mesi per ogni appuntamento. Gli sfruttatori sono puniti con la reclusione fino a 10 anni“.
Secondo i promotori della legge, in 15 anni le prostitute in Svezia si sono quasi dimezzate.
Moran spiega come la prostituzione sia “un rapporto di sfruttamento perchè anche quando una prostituta è convinta di scegliere in autonomia, fra lei e il cliente c’è sempre un rapporto di subordinazione.
Un rapporto violento.
L’uomo agisce da una posizione dominante, la ribadisce durante l’atto sessuale, trattando la donna come un essere inferiore e deputato solo a dargli piacere“.
Ecco perché Rachel è convinta che regolarizzare la prostituzione non sia la soluzione.
“Perché tra ragazze e clienti c’è sempre un rapporto di sfruttamento.”
Infatti, rispondendo ad una lettera di una donna che accusava le prostitute per aver scelto un’attività più comoda e redditizia rispetto a quelle che si spaccano la schiena nei fast food, scrive nel suo blog “The prostitution experience“:
“Da McDonald’s giri le polpette. Quando ti prostituisci sei tu la polpetta. Sicura che sia piacevole?“.
Moran si è commossa fino alle lacrime quando una ragazza le ha confidato un pensiero che credeva solo suo:
“A un certo punto, mi ha detto, diventi così sottomessa da rallegrarti di riuscire a trattenere il vomito dopo un rapporto orale“.
E, purtroppo, le donne continuano a prostituirsi perché costrette da qualche padrone o per altre situazioni drammatiche come: abbandono familiare, solitudine, violenza, necessità economiche, dipendenze, choc di vario genere.
Moran è convinta che regolarizzare la prostituzione non sia la soluzione “perchè tra ragazze e clienti c’è sempre un rapporto di sfruttamento“.
Sulla stessa linea di pensiero è anche Greta che ha esercitato la “professione” di prostituta in Germania. Oggi si dedica come volontaria ai programmi di recupero e riabilitazione delle “colleghe”. Ha cominciato per ragioni economiche.
Greta, in un’intervista rilasciata a “Io Donna” spiega cosa significa prostituirsi:
“Mica è Pretty Woman: vengono da te per ben altro. Vedono il porno. Ci sono i feticisti, i coprofagi.
Vanno molto i giochi con l’urina.
Sono sporchi, maleodoranti, spesso ubriachi e strafatti.
Pagano il diritto di scatenare quello che hanno dentro, e tu sei solo una latrina, nè più nè meno.
Devi tacere, fare e lasciare fare, e saper fingere piacere.
Non si tratta di sesso.
E’ un mix tra il potere che ti dà il fatto di pagare e il piacere di umiliarti.
Il tutto veicolato da una violenza di base. E’ veramente dura“.
E riguardo la proposta di legalizzare la prostituzione in Italia risponde:
“In Germania la legalizzazione è unanimemente riconosciuta come un enorme fallimento.
Tra l’altro in questi bordelli le donne sono molto meno sicure che per strada!
Ci sono state decine e decine di prostitute uccise in questi anni: altro che maggior sicurezza!
Al chiuso i rischi aumentano in modo esponenziale.
Bisognerebbe convincersi che la prostituzione oggi è essenzialmente schiavitù e non libera disponibilità del proprio corpo.
La popolazione andrebbe sensibilizzata: il tema non può essere il decoro urbano, il tema è che migliaia di schiave vivono in mezzo a noi.
Ma il business è colossale, verosimilmente la partita è la stessa della droga, delle cooperative sociali che sfruttano i migranti“.
Due donne, due ex prostitute che condannano la liberalizzazione della prostituzione.
Due donne, due ex prostitute che, una volta uscite da questo giro, si impegnano per liberare altre ragazze come loro.
Noi di Rivelazione siamo contrari alla possibilità di regolarizzare la prostituzione aprendo i bordelli. È come dire: apriamo le porte al male così è più libero di agire e incrementare il suo lavoro. Legalizziamo il male, nascondendo il problema.
Questa piaga deve essere combattuta non arginata con false soluzioni.
Diciamo no alla pedofilia, diciamo no all’utero in affitto e ora vogliamo dire sì alla tratta di donne?!!
Donne, ci rivolgiamo proprio a voi.
Pensate se foste costrette a vendere il vostro corpo. Vorreste avere un governo che vi liberi, combattendo contro la prostituzione o un governo che apre i bordelli così da trovarvi una casa dove essere sfruttate e stuprate meglio?