Don Vitaliano fa iniziare la Messa con il canto di Mahmood. Ora, islamizzazione anche nelle chiese

La canzone vincitrice del 69 Festival di Sanremo con il brano “Soldi” di Mahmood ha trovato spazio anche nella Celebrazione Eucaristica.

Come tutti si ricordano è stata una vittoria molto discutibile in quanto non decisa da un voto popolare, bensì, da una giuria d’onore (pesava il 20%) e quella della sala stampa (influiva il 30%). Ragione per la quale l’On. Meloni aveva dichiarato esplicitamente:

Mi chiedo che senso abbia far votare a pagamento se poi decidono i soliti noti“.

E ora, a pochi giorni dalla vittoria, don Vitaliano Della Sala, parroco della chiesetta di San Giovanni a Mercogliano, domenica pomeriggio alle 18.30 ha iniziato la Santa Messa con il brano proprio di Mahmood.

Ha raccontato a Repubblica che “è stata una scelta dei ragazzi del coro. Ne hanno parlato all’oratorio e hanno capito il senso della canzone. Del resto noi ogni domenica iniziamo la messa con un canto non religioso“.

Parole di don Vitaliano che fanno molto pensare.

Iniziare una Santa Messa con un canto non religioso. Prepararsi all’incontro con Gesù Cristo, presenza viva nell’Eucarestia, così, con una canzone anche profana….

Infatti, se leggiamo il testo troviamo parole in arabo (waladi, waladi habibi ta’ aleena), Ramadam, fuma narghilè, fotti.

Insomma parole che non solo non hanno nulla di sacramentale ma alludono anche all’islam.

Nessuno giudica o critica ma servito come cocktail in Chiesa, durante una Santa Messa, offende quei fedeli che vogliono incontrare Cristo, il Salvatore, non fare politica.

Ma non è tutto.

Don Vitaliano spiega dall’altare il brano di Mahmood collegandolo alle Beatitudini:

Questa canzone di Mahmood è molto attuale e ci fa capire come i soldi possono rovinare i rapporti familiari. Peraltro il Vangelo di oggi parla proprio delle Beatitudini. E ci ricorda che sono beati i poveri perchè è loro il Regno dei Cieli“.

Francamente, cercare di dare un significato biblico alle parole di questa canzone ci sembra troppo.

Nella Lettera ai Filippesi troviamo il significato dei “poveri in spirito” di cui alle Beatitudini: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (2, 5-7).

Da ricco che era si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà” (2 Cor. 8, 9).

Essere “poveri in spirito” è il mistero che contempliamo nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una mangiatoia, e poi sulla Croce Santa, dove la spogliazione giunge al culmine.

Essere “poveri in spirito” significa essere umili, fidarsi di Dio Padre, liberarsi da ogni attaccamento terreno.

Certo, i soldi possono rovinare o distruggere rapporti familiari ma le Beatitudini sono una grande lezione di catechismo da parte di Gesù nel discorso della montagna e deve conservare la sua sacralità senza che venga profanata, senza che ci si ricami sopra la politica.

Ci sono tanti posti nei quali ci si può esprimere nei modi più svariati !!!

Lasciamo che in Chiesa si preghi Gesù Cristo senza lasciar spazio alle diverse ideologie di pensiero politico. Tenuto conto che Mahmood è nato da mamma sarda e papà egiziano !!!

Stiamo inoltre vivendo un momento storico nel quale è necessario difendere le nostre radici cristiane cattoliche, i nostri valori.

Provate a pensare se in una moschea cantassimo canti profani..

Occorre proteggere e difendere il nostro Credo!

Non è sbagliato il concetto di multiculturalismo, ma quando si celebra la Santa Messa, l’Eucarestia, occorre dare a Gesù Cristo rispetto e centralità.

La fede cattolica non è un pensiero politico. La fede cattolica non è sinonimo di integrazione con altre religioni. La fede cattolica non è rinunciare alle proprie radici per non offendere la sensibilità dei non credenti.

Avere fede significa non aver paura di dichiararsi figli di Dio Padre.

Avere fede significa difendere la propria paternità a Dio Padre.