“Brucia in prigione!“.
Queste sono state le parole che si sono levate il 26 febbraio al termine della lettura del verdetto contro il cardinale australiano George Pell.
Il tribunale di Melbourne ha ordinato l’arresto dell’ex numero tre del Vaticano, il cardinale George Pell, riconosciuto colpevole di pedofilia.
Colpevole di abusi sessuali su due chierichetti di età compresa tra i 12 e i 13 anni.
Per Pell si sono aperte così le porte del carcere rischiando ora fino a 50 anni. È stata infatti respinta la richiesta dei domiciliari avanzata dalla difesa.
A giudicarlo colpevole è stata una giuria del tribunale della contea di Victoria l’11 dicembre scorso ma la condanna è stata resa nota solo il 26 febbraio.
Ad oggi è il più alto funzionario della Chiesa cattolica ad essere coinvolto in un caso di pedofilia.
Il verdetto di colpevolezza però, secondo reazioni a caldo, non stupisce anzi sembra essere una sentenza annunciata.
Le accuse a suo carico erano ben note. Ecco perchè non c’è alcuna pietà verso un anziano che, vista la gravità del reato commesso e l’entità della pena, potrebbe terminare i suoi giorni dietro alle sbarre.
“Brutale e dogmatico” lo definisce David Marr nell’edizione australiana del Guardian.
L’opinione pubblica si è sempre schierata compatta contro Pell non soltanto per le accuse che gli erano state rivolte, ma anche per l’atteggiamento ostile, raccontato minuziosamente dai giornali e dalle TV, mantenuto nei confronti delle vittime, fino a pochi mesi prima del verdetto.
L’Australia non ha mai condiviso l’alta opinione che Bergoglio aveva nei confronti di Pell.
Anche negli Stati Uniti, sia il New York Times che il Washington Post riportano la notizia con grande risalto ma senza stupore.
Nel delineare la figura di Pell, l’inglese Peter Saunders, membro della commissione pontificia per la protezione dei minori, dopo essere stato lui stesso da giovane vittima di abusi sessuali da parte di preti, usa parole durissime, accusandolo pubblicamente per “il disprezzo mostrato nei confronti dei bambini vittime di violenze sessuali“.
Non solo.
“Secondo vecchie accuse, quando era arcivescovo di Melbourne, Pell avrebbe insabbiato casi di abusi su minorenni da parte di sacerdoti della sua diocesi. E anche all’inizio di questo processo per le violenze sessuali che lui stesso avrebbe commesso su due ragazzi di 12 e 13 anni aveva continuato a presentare certificati medici di vari tipi per rifiutare gli interrogatori“.
Ricordiamo che uno dei ragazzini è morto per overdose qualche anno dopo e la sua famiglia ha sempre sostenuto che sia accaduto a causa del trauma subito. L’altro ha assistito a tutto il processo e dopo la sentenza ha solo detto: “Come molti sopravvissuti ho sperimentato vergogna, solitudine e depressione. Ma ho anche avuto la forza di lottare“.
Ma nonostante tutti sapevano di questi reati sessuali a danno di due ragazzini, nonostante il Vaticano fosse a conoscenza che il cardinale aveva abusato di minorenni, Pell era un fidato consigliere finanziario di Bergoglio e ministro dell’economia del Vaticano fino a quando nel 2017 aveva ottenuto un congedo indefinito per affrontare le accuse in Australia.
Bergoglio, infatti, forse perchè Pell aveva svolto un ruolo di rilievo nella sua elezione a pontefice, volle affidarsi a lui per quanto riguarda le finanze vaticane.
L’aveva nominato Prefetto della segreteria dell’economia, un vero e proprio Ministro delle Finanze e l’aveva scelto anche nel C9 fra i 9 cardinali consiglieri che dovevano aiutarlo nella riforma della Curia romana.
E Pell, approfittando di questo incarico, aveva fatto spendere alla Santa Sede mezzo milione di euro in soli sei mesi, per potersi concedere delle abitudini un po’ troppo lussuose.
Come Ministro delle Finanze aveva aperto le casse non solo per riempire di mobili e oggetti preziosi la sua abitazione romana, ma anche per eccedere in abiti clericali e pagarsi voli e viaggi costosissimi in business class, molto poco francescani.
Bergoglio, pur sapendo, gli affida un incarico prestigioso, di rilievo all’interno del Vaticano.
Bergoglio pur sapendo lo considera una persona seria, di cui fidarsi. Certo, per portare avanti i suoi piani di distruzione della Chiesa Cattolica.
E ora la Santa Sede non prende una seria posizione. Anzi afferma che questa è solo la sentenza di primo grado. Ora lo stesso sistema che ha emesso il verdetto prenderà in considerazione l’appello che il team dei legali di Pell ha già presentato.
Bergoglio ha solo “proibito l’esercizio pubblico del ministero e il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”.
La Santa Sede attende l’esito del processo d’appello, ricordando che “il cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado“. E aggiunge: “In attesa del giudizio definitivo, ci uniamo ai vescovi australiani nel pregare per tutte le vittime di abuso.”
Assurdo !!!
Bergoglio è capace solo di scomunicare coloro che si mettono contro la sua falsa chiesa.
Bergoglio usa misericordia con chi uccide bambini e scomunica chi rimane fedele alla Cattedra di S. Pietro.
Il suo “chi sono io per giudicare..” vale solo per i suoi amici preti pedofili, non per coloro che vogliono rimanere fedeli alle radici cattoliche senza voler rinnegare gli insegnamenti della Sacra Scrittura portando il modernismo nelle chiese.
La giustizia sta cominciando adesso a scoprire gli orrori messi a tacere per troppo tempo. Errori commessi da sacerdoti e cardinali. E lo sanno bene anche dentro le mura vaticane.