di DON ALESSANDRO MINUTELLA
Gli organi di stampa del regime della falsa chiesa hanno voluto, senza nessun senso di pudore, giustificare ai lettori la scelta, in occasione del Sinodo sull’Amazzonia, di intronizzare a Roma, nei giardini vaticani, la divinità pagana di Pachamama, allo stesso modo in cui in alcune storiche basiliche, come per esempio quella di Santa Maria in Traspontina, accanto alla stessa Pachamama, sono stati compiuti dei riti pagani da parte di stregoni amazzonici, con tanto di fumi esoterici, gesti ancestrali e liturgie misteriose.
Lo scandalo che questi gesti, in pieno governo bergogliano, hanno suscitato nel popolo di Dio, ha costretto, come dicevo, alcuni noti organi di stampa a intervenire per cercare di frenare il malcontento generale e il sospetto. Infatti, il vescovo emerito di Belém, Mons. Atzcona, in Amazzonia, esperto conoscitore di Pachamama, ha detto che quelli fatti a Roma non erano semplicemente riti pagani ma satanici. Egli ha detto chiaramente: “In quei riti c’è il diavolo, c’è la magia. La nostra Signora non è la Pachamama, ma è la Vergine di Nazareth”. E ha poi aggiunto, addolorato: “Quelli visti in questi giorni sono sacrilegi demoniaci che producono scandalo. Noi in Amazzonia questo lo sappiamo bene”.
Dopo quella del vescovo amazzonico, sono giunte ulteriori dichiarazioni, tutte piuttosto preoccupate da quanto accaduto a Roma. Mons. Viganò, dal suo esilio, ha detto che bisognerà riconsacrare, dopo una dovuta purificazione, la basilica di San Pietro. Nei giorni scorsi, infine, un centinaio di note firme hanno scritto una lettera aperta a Bergoglio per invitarlo a riparare al peccato di idolatria.
Le argomentazioni addotte dagli organi di stampa in difesa dei riti satanici compiuti a Roma sono pretestuose e contraddittorie. Tre giorni fa, il quotidiano d’Oltretevere, l’Avvenire, pubblica l’articolo del vescovo messicano, Mons. Arizmendi, che spiega come le statuette di Pachamama, al centro di polemiche, siano solo una manifestazione di rispetto per la madre terra. Dunque, nessuna idolatria, e apertura nei confronti di altri simboli, di altre culture. E questo in terra cattolica, in Italia, dove, peraltro, gli stessi organi di stampa, che inneggiano alla libertà di culto e celebrano la libera ostentazione di simboli religiosi di altre culture, sono insorti violentemente contro Matteo Salvini che ha alzato la corona del rosario.
Allora, vediamo: Pachamama può venire a Roma ed essere intronizzata, in ragione della libertà di culto e del rispetto dei simboli religiosi, mentre il rosario, per qualunque ragione il leader della Lega lo abbia fatto, merita la condanna, perché non si usano i simboli religiosi come espressione populista, perché c’è distinzione tra politica e religione. La sinistra in Parlamento insorge per un riferimento (fatto da Salvini), tutto sommato, coerente con la tradizione del popolo italiano, che è la Santa Vergine Maria, mentre l’entusiasmo dei frati e delle suore, e dei cardinali, insieme a Bergoglio, che idolatra Pachamama, è celebrato come rispetto della libertà religiosa, dei simboli delle altre tradizioni.
Pachamama e Vergine Maria: notate il diverso e imbarazzante trattamento operato dalla falsa chiesa.
Mentre è pressoché scomparso il culto mariano, che ha ridotto l’Immacolata a donna qualunque, a Roma, sede e cuore della fede, si sono celebrati i culti della Pachamama!
Sembra quasi un incubo, da cui ci si vorrebbe presto svegliare.
E’ la schizofrenica e ideologica messinscena della falsa chiesa, allineata all’Establishment politico che, però, finora, quando si tratta di ascoltare il popolo, rimane solo un progetto senza coinvolgimento popolare. È un’imposizione, degna dei migliori regimi della storia. E quel che fa a me tanto dolore è il silenzio prolungato dei pastori. Tranne qualche rara eccezione.
Intanto, un altro organo di regime, Famiglia Cristiana, che è andato addosso con veemenza a Salvini per la faccenda del rosario, risalta le parole di Bergoglio che si è scusato con quanti si sono sentiti offesi dal furto delle Pachamama, poi ritrovate (così almeno dicono) nel Tevere. Le scuse per idoli oltraggiati seguono alle bestemmie lanciate alla Santa Vergine, che Bergoglio ritiene esser nata nel peccato e che Enzo Bianchi fa partorire come qualunque donna, avendo accanto Giuseppe.
I gesuiti, in questi giorni, si sono affrettati a dichiarare che il rispetto per le Pachamama è un segno della storia. Perché i missionari gesuiti del XVI secolo, giunti in America, lasciarono che il culto di Pachamama rimanesse tra gli indios, come preparazione al culto mariano, ma i gesuiti scordano che è stata la stessa Santa Vergine a correggere questa decisione, apparendo nel 1531 all’indio Juan Diego a Guadalupe, con i tipici tratti indios, e presentandosi, Lei sì, come la vera Madre: “La Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio“. In questo modo, la Madonna veniva a dare una grande e insperata mano d’aiuto ai missionari. L’apparizione della Santa Vergine è riuscita a condurre l’intera popolazione azteca alla fede cristiana. I messicani sono divenuti d’un colpo cristiani, e hanno coniato l’espressione più tenera e affettuosa per la Santa Vergine che li aveva visitati, presentandosi con i tratti indios, la Morenita.
Ignorano questo i colti ed esperti gesuiti che difendono Pachamama, fingendo di sconoscere Guadalupe?
La situazione è del tutto ormai svelata. L’attendismo dei cattolici italiani, ostaggio della questione UNA CUM, rivela l’incapacità, dovuta ad una fede spenta o compromessa, di venir fuori, come, per esempio, hanno saputo fare i polacchi con ‘Solidarnosc’, per reagire al comunismo, sotto la stendardo della Madonna Nera di Częstochowa, o come hanno saputo fare i messicani con la storia dei Cristeros, per reagire al regime massonico, sotto lo stendardo della Madonna di Guadalupe, la Morenita.
Il Cardinale Sarah era presente ai riti di Pachamama in Vaticano. Plastica e impietosa immagine di una Chiesa che ha perduto del tutto la propria identità. Che svende se stessa, e si inchina al regime di satana.
Provo dolore nel vedere che io e don Enrico siamo stati lasciati soli, eppure siamo usciti allo scoperto, in difesa del gregge e in unione con l’unico vero papa, Benedetto XVI. Oggi siamo considerati matti, eretici, scomunicati. La storia renderà ragione.
Neppure le commoventi, drammatiche parole di Benedetto XVI ieri, in un’intenzione di preghiera, che servirebbero a smuovere le pietre, saranno in grado di risvegliare i cattolici italiani, strangolati nella trappola dell’UNA CUM: “Signore, aiutaci in quest’ora a essere veramente cattolici e a rimanere nella grande verità, nel tuo Dio, e così vivere e morire”.
Il testo della preghiera meriterebbe un’analisi attenta, sapienziale. C’è tutto in poche parole. Benedetto XVI ci rincuora, e ci sprona a resistere, “e così vivere e morire”.